lunedì 11 giugno 2018

ITALIA: ENNESIMA SCONFITTA

Questi occhi si sono spenti sabato 2 giugno 2018 nei pressi di Vibo Valentia. Sacko Soumali era un ragazzo di 29 anni originario del Mali. Come tanti altri cercava di arrangiarsi per vivere, lavorava come bracciante agricolo nella Piana di Gioia Tauro, viveva nella tendopoli di San Ferdinando cercando di prodigarsi per difendere i diritti dei suoi compagni  per mezzo di attività sindacale. 
Tutto ciò è ormai cronaca di qualche giorno fa, ma ciò che purtroppo sorprendente ormai non è più, in questo paese, è stata la reazione della gente. Molti dei residenti nei dintorni hanno giustificato l’atto increscioso. D’altronde l’immigrato “brutto e nero”  stava raccogliendo delle lamiere da una fabbrica abbandonata. Come poteva non aspettarsi un colpo di fucile in testa? A fare “giustizia” ci ha pensato un quarantaduenne del luogo, che ha premuto il grilletto contro Sacko e i suoi amici, ben 4 volte, probabilmente un personaggio conosciuto e rispettato, un uomo d’onore...

La Calabria è una terra complicata, piena di risorse, anche nelle persone che la popolano, ma anche piena di timore. Il timore di dare un opinione, che ormai è diventato un modo di pensare, difficile se non impossibile da estirpare.
In questo periodo si parla spesso di cambiamento... ma come si fa a cambiare? Come si può stravolgere  un modo di vivere che ha le sue leggi e il suo stato. Confiscare beni, arrestare boss latitanti, magari sono modi per mettere i bastoni fra le ruote alle organizzazioni malavitose, ma siamo sicuri che basti per rinsavire la mentalità che ormai è parte di quel mondo? Sì, proprio così, perché la mentalità sopra descritta non è altro che figlia dell’intimidazione, del potere, dell’onore e del rispetto all’italiana. Tutto ciò si deve combattere, piuttosto con la forza, la forza che questo stato deve trovare al suo interno. Il coraggio è l’unica arma che sporadicamente hanno tirato fuori in pochi, in molti casi pagandone le conseguenze. Veramente pensiamo che dirottare navi piene di profughi su altre destinazioni possa servire a rendere questo paese migliore? Oppure questi messaggi danno solo il via libera ad atteggiamenti violenti e spropositati. Lo stato e le sue istituzioni devono intervenire subito, con polso, senza timore. Devono trovare strade nuove, disossare questo corpo infetto e questa mentalità che ormai appartiene a mezza Italia. 

Sacko era un ragazzo, un ragazzo come molti di voi. Lavorava duramente, difendeva persone  a lui vicine dai “padroni”, ma non sapeva ancora con chi aveva a che fare, chi poteva sfidare e chi no, pensava di essere finalmente in una terra libera, aperta e accogliente. Non sapeva abbastanza del nostro paese, un paese che gli ha tolto la vita, un paese che ancora una volta ne esce sconfitto. 


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